Il progetto propone di creare un percorso di diagnosi e cura condiviso tra le due aziende sanitarie, al fine migliorare l’accesso alla valutazione epatologica: l’obiettivo è di individuare in modo precoce, mediante test clinici non invasivi e con strumentazione dedicata (ecografia ed elastografia epatica), il grado di steatosi e fibrosi epatica, indicativi della presenza di patologie del fegato, spesso non diagnosticate nella persona con diabete.
La conoscenza di tali dati clinici può migliorare la valutazione del rischio cardiovascolare e produrre ricadute importanti sulle scelte terapeutiche utili al paziente per prevenire complicanze diabetiche future.
Il percorso si propone inoltre di individuare quali pazienti diabetici, a più basso rischio cardiovascolare ed epatico, inviare alle cure continuative presso il Medico di Medicina Generale, e quali, invece, a più alto rischio, possano necessitare di controlli periodici presso gli ambulatori diabetologici distrettuali e gli ambulatori epatologici del Policlinico di Modena.
“Questo progetto – spiega la dottoressa Piani – consente al cittadino una presa in carico multidisciplinare e una valutazione più approfondita del rischio cardiovascolare, evitando al paziente la frammentazione dei percorsi di cura e la necessità di ricorrere alla prenotazione di visite ed esami a CUP. Si prevede che la stratificazione del rischio cardiovascolare delle persone con diabete possa migliorare la qualità, ma soprattutto l’efficacia dell’assistenza diabetologica, con una significativa ottimizzazione dei costi delle cure”.
“La valutazione multidisciplinare di patologie come il diabete ma anche della obesità - chiosa il Prof Colecchia – è assolutamente fondamentale in quanto come già detto possono presentare complicanze in vari organi ed apparati. Concordo con la Dottoressa Piani di creare un percorso di diagnosi e cura condiviso tra le due aziende sanitarie, al fine migliorare l’accesso agli ambulatori di epatologica. La nostra valutazione di questi pazienti che presentano dal 60 all’80 percento dei casi, il fegato grasso, oggi chiamato MASLD (metabolic dysfunction associated steatotic liver disease) permette di stratificare il loro rischio e di prendere in carico quelli che manifestano i primi segni di evoluzione verso la malattia epatica più avanzata al fine di intervenire per prevenirne la progressione. I pazienti a più basso rischio invece sono inviati alle cure continuative presso il MMG e rivalutati a distanza di 18-24 mesi in accordo allo stato clinico”