Approfondire con urgenza lo stato dell’arte delle conoscenze e best practices in materia di salute organizzativa nei contesti sanitari e per costruire al meglio il futuro delle organizzazioni sanitarie. Ecco perché l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena ha organizzato per il 27 maggio l’evento formativo “Salute Organizzativa: sfide ed opportunità nel mondo sanitario che cambia”, dedicato a tutti i professionisti della sanità. Con il termine “salute organizzativa” s’intende la capacità di un’organizzazione di essere efficace e produttiva, ma anche di crescere e svilupparsi, promuovendo e mantenendo un adeguato grado di benessere fisico e psicologico e alimentando costruttivamente la convivenza sociale di chi vi lavora. Un concetto che vuole superare la dicotomia tra individuo e organizzazione, mettendo in luce come entrambi siano attori e responsabili della salute. “Questo evento nasce dall’esperienza maturata in questi mesi di pandemia, dove le problematiche relative alla salute organizzativa sono state percepite e affrontate con le tecniche tipiche dell’emergenza”, commenta il dottor Lorenzo Broccoli, Direttore Amministrativo dell’AOU di Modena. “Ora ci troviamo nelle condizioni di ragionare in un’ottica di lungo periodo, consolidando le azioni già intraprese e programmandone altre”. L’iniziativa metterà in evidenza come i differenti punti di vista (medico, psicologico, economico, giuridico e così via) possano concorrere a rinforzare il paradigma della salute organizzativa nei contesti sanitari che hanno subìto una trasformazione negli ultimi anni, anche a seguito della crisi Covid.
“Un lavoratore trascorre una parte considerevole del proprio tempo sul luogo di lavoro – spiega la dottoressa Paola Vandelli, Direttore del Servizio Formazione Ricerca e Innovazione –, il quale influenza grandemente la sua qualità di vita. Per questo lo “star bene al lavoro” è di fondamentale importanza sia per l’individuo sia per l’organizzazione. In ambito sanitario la tematica è particolarmente sentita, sia per il contatto costante con la sofferenza e la malattia, sia per i ritmi lavorativi e per la peculiarità dell’organizzazione stessa". Ecco perché al centro deve essere considerato anche il sistema di gestione delle risorse umane. “Lo stress lavorativo – sottolinea la dottoressa Loretta Casolari, Direttore del Servizio Sorveglianza Sanitaria e Promozione della Salute dei Lavoratori dell’AOU di Modena - è stato spesso associato all’insorgenza di malattie fisiche. Le più frequenti sono le patologie cardio-vascolari, l’aumento della pressione, della frequenza cardiaca, alterazioni del sonno, alterazioni del tono dell’umore. In questa prospettiva, la salute dei nostri operatori va tutelata, difesa e conservata. Harter, Schmidt & Keyes (2003) sottolineano come un'organizzazione "in salute" debba essere anzitutto caratterizzata dalla presenza di sensazioni positive tra i lavoratori (engagement), in grado di influenzare in meglio la qualità della vita degli individui (per es. soddisfazione lavorativa, coinvolgimento, appagamento, interesse…) oltre che la performance e laproduttività dell’organizzazione”.
Supporto agli operatori durante la pandemia
Il Settore Psicologia del Lavoro e salute organizzativa, attività trasversale del Servizio Formazione Ricerca e Innovazione, collabora da anni con gli altri Servizi aziendali per lo sviluppo del capitale umano, la promozione del benessere organizzativo e l’ottimizzazione della performance e, più in generale, per il miglioramento delle relazioni tra professionista, lavoro e contesti organizzativi. Ciò avviene attraverso la presa in carico dei fattori personali, psicosociali e situazionali che intervengono nella costruzione delle condotte individuali e collettive. In questo ambito rientra l’attività di supporto psicologico agli operatori svolta dall’anno 2013 e intensificata durante la pandemia.
“A partire da febbraio 2020 – prosegue la dottoressa Vandelli - gli operatori sanitari coinvolti nella lotta al Covid-19 si sono trovati ad affrontare una realtà inimmaginabile e sono stati costretti ad assumere decisioni complesse e difficili, con forti pressioni fisiche, ma anche emotive e psicologiche. All’imprevedibilità dello scenario si sono associate condizioni lavorative altamente stressanti dettate da tempi di lavoro prolungati, dal numero di pazienti gravi da assistere in condizioni atipiche e dall’inusuale quantità di “bad news” da comunicare ai pazienti stessi e ai familiari. A questo si aggiunge la preoccupazione del contatto coi propri familiari e/o l’isolamento sociale che molti si sono auto-imposti, per preservarli da un possibile contagio”. Da febbraio 2020 a dicembre 2021 sono 203 i professionisti che hanno richiesto una consulenza, con un’età media di 47 anni. Di questi, il 77% è di genere femminile. Il 73% dei professionisti presi in carico appartiene al comparto Sanitario e Tecnico. L’area emergenza urgenza è quella maggiormente rappresentata (43%).
Questa attività ha prodotto circa 580 colloqui complessivi, 442 dei quali hanno interessato il comparto sanità. Ancora una volta, è stata l’Emergenza-Urgenza a “pagare” il prezzo più alto, esprimendo un più elevato bisogno di assistenza psicologica proprio in virtù dell’importante ruolo di filtro svolto. La sintomatologia prevalente è quella da stress (49,75%), seguita da quella ansiosa (24,63%), ansioso-depressiva (19,70%) e depressiva (5,91%). La maggior parte degli interventi ha avuto come finalità la normalizzazione/psicoeducazione rispetto alle reazioni dei professionisti all’evento (58%) e l’implementazione di strategie di coping (32%).
“Il personale ha sviluppato importanti fattori protettivi di salute – conclude la dottoressa Vandelli – come ad esempio la capacità di regolare le emozioni, l’ottimismo, la robustezza psicologica, un’empatia determinata dal bisogno di aiutare l’altro, la capacità di adattamento al cambiamento, sia individuale che di équipe. Queste caratteristiche rappresentano, già nella normale pratica clinica, gli assi portanti delle professioni di aiuto: il fatto che siano presenti anche in un momento di così grande incertezza e di emergenza sono una riprova dell’alta professionalità dei nostri operatori”. L’Azienda ha prestato un’attenzione specifica ai lavoratori fragili e la programmazione di interventi di consulenza e supporto psicologico per gli operatori ex-Covid positivi, Long-covid o che hanno avuto parenti o amici contagiati in modo grave, poiché possono manifestare sintomi di disagio psicologico importante.
I dottori dei dottori
“Per farci trovare pronti ad affrontare la seconda ondata – riprende la dottoressa Loretta Casolari - a inizio settembre 2020 abbiamo reclutato e formato personale sanitario e amministrativo e da inizio ottobre abbiamo preparato team e strumentazione per le attività assistenza, di contact tracing e testing. Abbiamo attivato Drive through, ambulatori, call center e indirizzi email dedicati esclusivamente al personale sanitario e di supporto. Il bacino a cui tutto questo è dedicato coinvolge oltre 5.000 lavoratori distribuiti tra Policlinico di Modena e Ospedale Civile di Baggiovara”. L’equipe dei “dottori dei dottori” è formata da medici specialisti in Medicina del Lavoro, Igiene e Medicina Preventiva provenienti dai percorsi universitari dell’Università di Modena e Reggio Emilia, infermieri preparati appositamente per le indagini epidemiologiche, ma anche per seguire a domicilio i casi di positività di colleghi in una visione di tutela, promozione della salute e sicurezza, così come di completa presa in carico degli operatori. Rispetto all’infezione da Sars Cov2, a marzo 2022 sono stati superati i 2000 casi di positività tra gli operatori. L’indirizzo mail dedicato, da ottobre 2021 al 1 maggio 2022, ha superato i 400.000 contatti, oltre 100.000 sono stati i tamponi eseguiti.
Una linea di progettualità specifica è stata dedicata esclusivamente alle vaccinazioni. Antinfluenzale e vaccinazione anti-Sars-CoV-2 sono state somministrate in sicurezza negli ambulatori dedicati e grazie ad un’organizzazione di
“vaccino-delivery” direttamente nelle unità operative dei nostri due ospedali. “Oggi – conclude Casolari - dobbiamo ricostruirci guardando al futuro e la ricerca è il gradino da cui partire. “Servirebbe più ricerca” è il modo di dire che sentiamo spesso che indica prima di tutto la direzione dello sguardo orientata alla necessità di preparazione e costruzione per il futuro della “comunità-Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena””.
Sul tema sono state condotte alcune ricerche. Su HealthCare di novembre 2021 (A. Modenese, L. Casolari et al., Factors Associated with SARS-CoV-2 Infection Risk among Healthcare Workers of an Italian University Hospital, Healthcare 2021 Nov 2;9(11):1495. doi: 10.3390/healthcare9111495) è stato pubblicato uno studio che ha analizzato in modo retrospettivo i dati raccolti nell'ambito delle nostre attività. Il risultato dà un'idea di quanto la pandemia abbia colpito direttamente i nostri operatori e abbia messo in evidenza come sovrappeso, obesità e malattie respiratorie croniche, ma anche ruolo lavorativo, con prevalenza per infermieri e Oss e turni di lavoro notturni siano i fattori di maggiore rischio emersi negli operatori infettati dal virus Sars-CoV-2. Come ci si attendeva, il SARS-CoV-2 ha colpito maggiormente gli operatori sanitari rispetto ai non sanitari. Tra i sanitari, ad ammalarsi di più sono stati infermieri e OSS, seguiti dai medici. In particolare, il rischio di Covid-19 è stato più che triplo negli infermieri e negli OSS rispetto agli operatori non sanitari, e circa doppio nei medici. È interessante notare che è stata osservata un'associazione tra rischio di infezione e turni di lavoro notturni, significativamente correlata al numero totale di turni.
In un secondo studio, in corso di pubblicazione, è stata rilevata la sicurezza, l’efficacia della vaccinazione e l’esitazione nell’adesione alla campagna vaccinale nei nostri operatori. Da qui avremo le informazioni per pianificare le prossime campagne vaccinali intervenendo direttamente per rimuovere i determinanti che sono risultati di ostacolo e promuovendo gli elementi facilitatori dell’adesione vaccinale nel nostro contesto. “E’ in programma una terza ricerca – conclude la dott.ssa Casolari – per conoscere l’impatto che lo stress, le condizioni di disagio, uniti alla precarietà organizzativa per l’estrema flessibilità richiesta dallo stato emergenziale, il carico assistenziale e la carenza di personale abbiano generato su tutti i lavoratori. Le esperienze di altri centri, nazionali e internazionali, evidenziano la necessità di affrontare il tema degli effetti sulla salute psicofisica attraverso interventi di presa in carico individuale da un lato, e di promozione della capacità di risposta del sistema dall’altro, in un’ottica di promozione della salute”. “Per il prossimo futuro – conclude il dottor Broccoli – ci concentreremo, tra le altre cose, sul sempre miglior orientamento di tutti gli strumenti di supporto messi in campo nella fase emergenziale, integrandoli con quelli propri della normativa del lavoro pubblico e della contrattazione collettiva. L’obiettivo dare risposte strutturate e concrete ai bisogni dei nostri professionisti, sia per quanto riguarda la garanzia di condizioni lavorative che favoriscano la migliore gestione delle situazioni di difficoltà e di stress, sia in termini di sostegno alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Nel fare questo apriremo interlocuzioni a 360 gradi, a partire dalle rappresentanze dei lavoratori, non trascurando nessuna proposta o stimolo che potrà venire anche dalle strutture e dai singoli operatori. Sarà infine importante una forte opera di sensibilizzazione generale, per fare comprendere che i professionisti del nostro SSN hanno vissuto e stanno ancora vivendo una fase di straordinario sforzo lavorativo ed umano e perciò, se da un lato è nostro dovere come Aziende offrire loro le migliori condizioni possibili per lavorare con serenità, dall’altro è anche nostro dovere come cittadini comprendere la difficoltà del loro impegno e rispettarli”.