Nelle ultime settimane si è registrato un trend in aumento dei ricoveri Covid. Parzialmente differenti i dati relativi alle terapie intensive in cui i pazienti crescono a un ritmo inferiore.
Ad oggi, sono presenti in Azienda 59 pazienti con riscontro di tampone positivo, di cui: 49 ricoverati in degenza ordinaria, 3 in terapia semintensiva e 7 in terapia intensiva. Nonostante l’aumento dei ricoveri, si sottolinea che siamo ben lontani dai numeri raggiunti lo scorso anno. Un anno fa, infatti, nella stessa giornata erano ben 293 (+ 80%) i pazienti ricoverati, dei quali 81 in area critica.
Il picco di ricoverati nel novembre 2020 è stato di 340 pazienti, di contro, il picco più alto registrato negli ultimi mesi, è stato pari a 64 pazienti.
La campagna di vaccinazione ha avuto un ruolo determinante e fondamentale nel contenimento dei ricoveri: sul totale dei 543 pazienti assistiti presso l’Azienda a partire da metà luglio 2021, il 61% non aveva completato il ciclo vaccinale.
Si segnala inoltre che l’età media dei ricoverati con vaccinazione completa è pari a circa 74 anni mentre l’età media dei pazienti non vaccinati, che contraggono l’infezione, è inferiore ai 55 anni. Questo dato è legato al fatto che in persone anziane e con presenza di co-patologie, la risposta immunitaria può essere meno efficace.
Al momento l’Azienda Ospedaliero - Universitaria ha attivato, presso il Policlinico, Hub di riferimento per la gestione dei pazienti covid, 61 posti letto di degenza ordinaria (27 posti letto di Malattie Infettive e 34 posti letto di area internistica). Questo è stato possibile grazie a rimodulazioni tempestive e al fondamentale sforzo di tutto personale sanitario, nuovamente sottoposto ad un aumento del carico di lavoro.
Per quanto riguarda invece i settori di Terapia Intensiva e semintensiva, è sempre stato attivo il modulo Hub COVID con 17 posti letto collocato presso il Policlinico. Qui vengono assistiti i pazienti COVID intensivi e semintensivi.
È stata inoltre attivata, nei giorni scorsi, una sezione straordinaria pediatrica, per far fronte al picco di ricoveri di pazienti con bronchioliti da virus respiratorio sinciziale, che da alcune settimane è tornato ad avere una diffusione ampia, diversamente da quanto accaduto nello scorso anno.
Si segnala inoltre che, sono stati 70, negli ultimi quattro mesi i pazienti che nel corso della loro degenza hanno avuto bisogno di assistenza in area critica, con un’età media di 61 anni. Nel 70% dei casi si è trattato di pazienti non vaccinati o con ciclo incompleto: anche in questo caso è netta la differenza dell’età media fra i non vaccinati (54,7 anni) e chi aveva un ciclo vaccinale completo (74,1 anni).
Per facilitare il contenimento della diffusione del virus in questo periodo dell’anno, nel quale le occasioni di contatto interpersonale in luoghi chiusi sono molto più frequenti, si raccomanda di continuare ad adottare in maniera puntuale le seguenti misure:
- Adesione alla vaccinazione
- Uso di dispositivi di protezione e mascherine
- Lavaggio e igiene delle mani
- Distanziamento: evitare assembramenti.
Rimane indispensabile l’adozione di questi corretti comportamenti, che non devono essere mai considerati superflui, perché sono utili anche per contenere la diffusione degli usuali virus respiratori e influenzali sia nella popolazione adulta sia
in quella pediatrica. È importante considerare infatti che un picco di infezioni influenzali, associate all’attuale pressione COVID, metterebbe ulteriormente sotto stress il sistema sanitario provinciale.
I dati sono di certo rassicuranti, perché, grazie al vaccino c’è un abisso tra i numeri attuali e quelli dello scorso anno. Non ci deve stupire, per altro, che ci siano molti vaccinati ricoverati, in quanto la platea di vaccinati ormai è del 90% nel nostro Paese.
I trials sui vaccini sono chiari: il vaccino protegge nel 95% dei casi dalla morte, e del 70% dall’infezione, quindi il fatto che un vaccinato si infetti o venga ricoverato rientra nei nostri dati. Quello che dobbiamo osservare, però, è che chi è vaccinato raramente sviluppa la forma più grave della malattia e quando necessita il ricovero siamo di solito in presenza di pazienti fragili – trapiantati, pazienti oncologici o immunodepressi – ed è quindi importante che queste persone facciano la terza dose per rinforzare la protezione e che tutti prestino attenzione alle misure di prevenzione.
Per fare un esempio, i dati ci dicono che i bambini in questo momento di infettano spesso e che possono essere un veicolo per i nonni, che sono pazienti fragili per definizione. Ebbene, quando i nonni stanno con i bambini, è importante che prestino attenzione.