Intervista con Micaela Piccoli, prima donna candidata alla presidenza dell'Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (A.C.O.I.)

Micaela Piccoli in Sala Operatoria
Micaela Piccoli in Sala Operatoria

La dottoressa Micaela Piccoli, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Generale, d'Urgenza e Nuove Tecnologie dell’Ospedale Civile di Baggiovara, si è candidata alla presidenza dell'ACOI (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) Società Scientifica che raccoglie circa 8000 soci in tutta Italia di cui circa un 20% sono donne. Le elezioni, per i soci ACOI, si terranno a Milano durante il Congresso Nazionale ACOI, dal 17 al 20 ottobre. Romana di nascita, classe 1967, ma Modenese di adozione, Micaela Piccoli è una delle cinque donne primario ospedaliere in chirurgia generale, in Italia.

Dottoressa Piccoli, cominciamo dalla candidatura. Come mai ha deciso di mettersi in gioco?

La mia candidatura è stata meditata e sollecitata da molti soci ACOI ed amici chirurghi. Posso dire con soddisfazione che tutti i soci emiliano-romagnoli verranno a Milano per votarci. La candidatura si inserisce in un lungo percorso all'interno dell'ACOI che mi ha portato ad essere consigliere nazionale per due mandati. Nel 2018, al Congresso Congiunto di 26 Società Scientifiche Italiane, i diversi Presidenti vennero invitati sul palco durante la cerimonia inaugurale. Erano tutti uomini: ho pensato che sarebbe stato giusto rinnovare la nostra professione.

In poche parole, può riassumerci il suo programma elettorale?

La nostra lista si chiama “Per una nuova ACOI” e vede come consiglieri candidati sette giovani e stimati chirurghi, primari e non primari, direttori di grandi e piccoli ospedali, pubblici e privati, a rappresentanza di sette regioni italiane. Vogliamo rinnovare questa gloriosa associazione, adattandola alle sfide del nuovo millennio. Tra i nuovi punti del nostro programma mi piace sottolineare la valorizzazione dei giovani all'interno dell'ACOI. I giovani devono essere messi in condizione di imparare e crescere. Alle donne chirurgo verrà rivolta particolare attenzione nel garantire pari opportunità di carriera.

Quando e perché ha scelto di fare il chirurgo?

Ho sempre voluto fare il medico. Quando, al secondo anno di Medicina, vidi per la prima volta una sala operatoria, rimasi folgorata dalla bellezza dell’anatomia umana, dalla sua perfezione che è davvero miracolosa. Frequentai la chirurgia del prof. Nicola Cortesi al Policlinico e, quindi, quando dovetti scegliere la specialità fu per me naturale puntare su chirurgia. Addirittura, ricordo di aver eseguito un’appendicectomia il giorno della mia festa di laurea! Il chirurgo è una missione. I pazienti mettono letteralmente la loro vita nelle nostre mani e noi dobbiamo esserne consci. Come diceva l’altro mio grande Maestro, il dottor Gianluigi Melotti, dobbiamo vedere il paziente come una persona, mai come un numero o una patologia.

Come vede il futuro della chirurgia? Perché una giovane o un giovane dovrebbero scegliere di diventare chirurgo?

Ho già detto che per me quello del Chirurgo è il mestiere più bello del mondo. Certo è un mestiere senza orari, che da’ tante soddisfazioni ma anche momenti di sconforto. Quando salvi un paziente la gioia è tanta e ti aiuta a convivere con la tristezza di non
essere riuscito a salvarne altri. Dobbiamo consentire ai giovani chirurghi di lavorare, ma anche di formarsi una famiglia e avere una vita sociale appagante. Oggi non solo le donne, ma anche gli uomini gestiscono figli, casa, incombenze che un tempo erano appannaggio della donna. Il mondo è cambiato e dobbiamo impegnarci perché anche la percezione e la normativa sulla nostra professione si aggiorni. Solo così attrarremo i giovani.

 

Intervista Integrale

di Gabriele Sorrentino

 
 
 
Torna a inizio pagina