Gabriele Luppi, una vita per l'Oncologia modenese

Gabriele Luppi con la Bonissima vinta l'8 ottobre 2021
Gabriele Luppi con la Bonissima vinta l'8 ottobre 2021

Una vita dedicata ai malati oncologici, alla ricerca e alla formazione delle nuove leve. Gabriele Luppi si lascia alle spalle 36 anni di oncologia ma, nonostante il 31 agosto scorso sia andato in pensione, non ha abbandonato la sua attività di oncologo, né quella di volontario nello stesso settore. Responsabile del Day Hospital del Centro Oncologico Modenese in Azienda Ospedaliero – Universitaria, il dottor Luppi iniziò a muovere i primi passi subito dopo la sua laurea, nel 1981, nella Scuola di Ematologia del professor Vittorio Silingardi, il quale successivamente lo motivò a prendere una seconda specializzazione in Oncologia medica che lo portò, dopo diverse altre esperienze professionali, nel 1989 all’Oncologia del Policlinico, costituita nel 1985.

Da allora molto è cambiato, a cominciare dalla comunicazione con i pazienti. “Negli anni Ottanta i referti si davano in busta
sigillata ai pazienti che li avrebbero dovuti consegnare al proprio medico di famiglia”, racconta il dottor Luppi. Allora parole come “tumore” o “cancro” erano impronunciabili. “Oggi il paziente può vedere invece i suoi referti talvolta ancora prima di noi specialisti attraverso il fascicolo sanitario”.

È cambiata la stessa attività dell’oncologia, a quel tempo basata su una chemioterapia spesso mal tollerata dai malati. A inizio anni Duemila, con le terapie target a bersaglio molecolare e successivamente, nell’ultimo decennio, con l’immunoterapia, è iniziato il percorso della medicina di precisione. “L’obiettivo è dare al giusto paziente la giusta terapia”. Infine, è cambiato il modo di gestire i pazienti. “Anche prima c’erano collaborazioni informali con altri specialisti, ma oggi quelle stesse collaborazioni sono state formalizzate nei PDTA e inoltre diverse nuove figure professionali affiancano l’oncologo (es. nutrizionista, psicologo, palliativista)”.

Oggi, i pazienti sono molto più informati”, precisa il dottor Luppi.E lo sono nel bene e nel male, perché, se da una parte possono imparare da una molteplicità di fonti di informazione e accedere ad altri centri, dall’altra rischiano a volte di soccombere al dottor Google”.

Il dottor Luppi proseguirà la sua attività in libera professione come consulente dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e dell’Ospedale di Suzzara di Mantova). Il mondo del volontariato lo ha visto molto presente in questi anni. “Oggi ho ancora molta voglia di fare e di dare, di progettare e di mettermi al servizio delle strutture e dei pazienti. Tra le associazioni che ho seguito molto da vicino ricordo, ad esempio, AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e NET Italy dedicata al tumore neuroendocrino. Da molti anni sono poi vicepresidente della sezione LILT di Modena. Ancora, negli ultimi tre anni e mezzo ho avviato il progetto Hospice di Villa Montecuccoli con la collaborazione del Comune, dell’Ausl e dell’AOU di Modena”.

E sul tema prosegue: “Oggi, la sfida non è più sconfiggere il cancro, ma spesso cronicizzare la malattia e allungare la vita dei pazienti e per quanto possibile migliorarla. Le “cure palliative” hanno l’importante scopo di alleviare la sofferenza”

E tra gli aneddoti che ricorda, uno spicca su tutti: “Da quando a fine anni ’80 è stata sviluppata la collaborazione tra centri oncologici, si partecipava alle riunioni del GOIRC (Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica) e le riunioni venivano organizzate in un convento vicino a Firenze, ci venivano assegnate celle molto spartane e pasti frugali cucinati dalle suore. Quella era davvero ricerca spontanea, motivata dalla passione del mestiere di una vita”.

 

Intervista Integrale

di Alessandra Ferretti


 
 
 
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