Una “snoezelen room” o “stanza multisensoriale” per la cura dei pazienti affetti da demenza e delirium che prevede un’assistenza olistica e centrata sulla persona. L’approccio, che stimola il paziente attraverso i cinque sensi a fianco della terapia farmacologica, viene utilizzato ormai dal 2015 all’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena Ospedale Civile di Baggiovara nella Struttura Complessa di Geriatria, ove è presente una stanza con strumentazione dedicata, che accoglie in modo continuativo un paziente ricoverato.
“Il trattamento di stimolazione multisensoriale è un approccio basato sulla stimolazione dei 5 sensi da utilizzare nell'ambito di un’assistenza centrata sul paziente”, precisa Francesca Neviani, dirigente medico della Struttura
Complessa di Geriatria di Baggiovara diretta dal professor Marco Bertolotti. “Senza bisogno di coinvolgere processi cognitivi superiori del paziente, il trattamento è finalizzato a migliorare l’interazione con l’operatore, a ridurre l’agitazione e a favorire il recupero di abilità residue. Lo applichiamo anzitutto ai pazienti affetti da “delirium”, sindrome caratterizzata da deficit di attenzione e disturbi del comportamento che registra una prevalenza tra il 14 e il 24% all’ingresso del ricovero e un’incidenza tra il 6 e i 56% durante la permanenza nei reparti a seconda dell’ambito di ricovero. Ma lo applichiamo anche ai pazienti afflitti da demenza, patologia che affligge circa il 20%
della popolazione anziana ricoverata in ospedale”. È del 2019 lo studio promosso dall’AOU di Modena “Descrizione dell’efficacia degli interventi psicosociali (approccio snoezelen) sui disturbi comportamentali dei pazienti affetti da demenza o delirium ricoverati in reparto per acuti” che riguardava due gruppi di pazienti. L’uno era stato sottoposto a combinazione di terapia farmacologica e intervento di stimolazione sensoriale + educazione al caregiver, l’altro era stato trattato con la sola terapia farmacologica. Alla dimissione i disturbi del comportamento miglioravano in entrambi i casi, ma nel primo gruppo il miglioramento era in media di 10 punti maggiore rispetto al secondo. Inoltre, dopo un mese il gruppo trattato con farmaco e intervento non farmacologico continuava a migliorare rispetto al gruppo “solo farmaco” che raggiunto un plateau dovuto all’effetto del farmaco, si manteneva stabile nel tempo.
“Nella nostra struttura la “Snoezelen Room” è presente da sette anni”, prosegue Neviani. “L’intervento viene somministrato da personale formato tre volte alla settimana per 40 minuti e consiste nella la stimolazione del paziente
attraverso attività semplici, che coinvolgono sempre i cinque sensi. Ad esempio, guardare filmati, ascoltare musica, annusare aromi, avvolgere gomitoli, toccare un peluche, piegare pezze di stoffa e così via”. Prosegue ancora Neviani: “I nostri pazienti hanno spesso bisogno di cure speciali che vanno ben oltre quella del corpo e che riguardano anzitutto i loro bisogni. Che sono, ad esempio, l’essere rassicurati, occupati, riorientati, avere i familiari vicino, ricevere attenzione, non provare dolore, potersi muovere liberamente. Rispondere a questi bisogni significa dar loro benessere. La snoezelen room non è dunque solo una stanza, ma un vero e proprio modo di lavorare e di assistere”.
Obiettivi di questa metodica sono la riduzione dell’uso di farmaci sedativi, il miglioramento del ritmo sonno-veglia, lo sviluppo di competenze assistenziali nei familiari attraverso percorsi formativi. “Potrà quindi capitare – prosegue
Neviani - di vedere Luigi che, mentre riceve la terapia antibiotica per via endovenosa, ascolta la sua canzone preferita e ne scrive a macchina il testo, di vedere Carla impegnata a stirare delle stoffe o di trovare Gianna che accudisce una bambola per tenere la maschera a ossigeno. Creme per massaggi, aromi e profumi, video, immagini, luci, musica, ma anche gomitoli, carte da gioco, giornali e libri diventano alleati degli operatori nella cura dei pazienti ricoverati”.
Tutti gli interventi effettuati hanno un tempo di somministrazione e vengono monitorati nei loro effetti, valutando il benessere provocato e la riduzione dei disturbi del comportamento. “I disturbi della sfera cognitiva”, conclude il prof. Marco Bertolotti “rappresentano attualmente una sfida per il benessere sanitario e sociale della nostra popolazione;
l’aumento dell’età media e dall’aspettativa di vita porta ad un continuo aumento della loro prevalenza, nonostante il miglioramento delle strategie di prevenzione dei fattori di rischio. Di fronte a questa vera e propria emergenza la struttura Ospedaliera deve mostrarsi preparata a fornire ai nostri anziani la miglior assistenza possibile, in caso di necessità di ricovero. Avere a disposizione degli strumenti che sfruttano in modo non invasivo la stimolazione sensoriale può rivelarsi una risorsa importantissima per gestire i nostri Pazienti in caso di disturbi del comportamento, limitando al massimo il ricorso a trattamenti di contenzione, sia fisica che farmacologica; confidiamo quindi di poter implementare con continuità queste strategie nel prossimo futuro”.