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Fattori di rischio per la fibrillazione atriale, uno studio della Cardiologia del Policlinico pubblicato su Cardiovascular Research

Scompenso cardiaco, obesità, problemi renali, ischemia miocardica, diabete sono facilitatori della fibrillazione

Giuseppe Boriani

Il rapporto tra situazione clinica complessiva del paziente e l’insorgere della fibrillazione atriale è al centro di un articolo pubblicato dal gruppo della Cardiologia del Policlinico, diretto dal prof. Giuseppe Boriani di UNIMORE, sulla prestigiosa Cardiovascular Research (la rivista della Società Europea di Cardiologia, con impact factor di 8.2). L’articolo, realizzato su invito, ha passato in rassegna i collegamenti fisiopatologici che collegano la situazione clinica del paziente, e i suoi gradi variabili di complessità con la insorgenza di fibrillazione atriale, sulla base di una ampia disamina delle pubblicazioni della letteratura scientifica.
Uno scompenso cardiaco non controllato, l’'obesità, la compromissione della funzione renale, l'ischemia miocardica, il diabete e altre problematiche – ha spiegato il prof. Giuseppe Borianisono significativi fattori di rischio per l’insorgere della fibrillazione atriale, cioè una forte aritmia che ha grande impatto epidemiologico in ragione del rischio di ictus e ospedalizzazione per peggioramento dello scompenso cardiaco.” Per questo motivo, lo studio modenese riveste una notevole importanza nel comprendere il meccanismo di attivazione e di evoluzione della fibrillazione. “Il nostro gruppo – aggiunge Boriani - è impegnato da anni in questo settore sia con compito di coordinamento di gruppi di studio internazionali, sia di partecipazione a progetti Europei. Inoltre, voglio ricordare la nostra consolidata partnership con l'Università di Liverpool, nell’ambito di importanti e originali progetti di ricerca. Il nostro riferimento è la ricerca clinica e al riguardo dobbiamo sottolineare che la gestione dei pazienti diviene sempre più complessa e per ciò abbiamo istituito da anni un ambulatorio specialistico dedicato alla fibrillazione atriale ove le problematiche di indirizzo a terapia con farmaci o ablazione, di trattamento con anticoagulanti, nonché di gestione dello scompenso cardiaco e di varie comorbidità vengono affrontate a tuttotondo, coinvolgendo il paziente e i suoi famigliari nelle scelte più appropriate, ovviamente in coordinamento con il medico di medicina generale."
Sono oltre mille i pazienti seguiti al Policlinico con fibrillazione atriale. Importante è individuare pazienti che sono affetti da fibrillazione atriale senza disturbi, le cosiddette forme “silenti”, misconosciute, con rischio di ictus cerebrali perché non vi è protezione tramite farmaci anticoagulanti nei casi a rischio. “Su questo tema – ricorda Borianiabbiamo pubblicato quest’anno i risultati di una attività di screening, condotta per alcuni anni, prima del lockdown, su quasi tremila soggetti, anche in collaborazione con Gli Amici del Cuore di Modena, in occasione di manifestazioni ricreative da loro organizzate. Con tali iniziative abbiamo identificato un’aritmia da fibrillazione atriale non riconosciuta in più di 50 soggetti, sottoponendoli poi alle valutazioni e alle cure più idonee e i risultati sono stati oggetto di presentazione in contesti internazionali”.
Oggi esiste la possibilità di rilevare l’attività cardiaca tramite smartphone,grazie all’utilizzo di apposite app, o con smartwatch o con altri dispositivi che possono essere impiegati in campo clinico, anche in telemedicina, a condizione che vi sia una guida e un indirizzo da parte di medici del settore , in grado di prendersi in carico la valutazione clinica e la gestione dei pazienti. “Il nostro ambulatorio della Fibrillazione Atriale, presso la Cardiologia delPoliclinico è a piena disposizione per aiutare i pazienti e i medici in questo campo innovativo, ove occorre evitare che il semplice sospetto possa generare ansie e timori talora non motivati ” ha concluso il prof. Boriani.

 
 
 
 
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