Cure palliative, l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena ha gestito le criticità in modo positivo salvaguardando trattamenti e rapporti umani e familiari.
“La collaborazione tra professionisti è stata alla base della strategia”, afferma Danile Dini, responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Terapie Palliative e Hospice del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’azienda, “soprattutto durante le fasi più critiche dell’emergenza”. E intanto la Sovrintendenza ai Beni Culturali dell’Emilia Romagna ha dato il proprio benestare per l’inizio dei lavori di restauro di Villa Montecuccoli a Baggiovara, sede del futuro Hospice territoriale di Modena, che dovrà accogliere pazienti in fase avanzata di malattia oncologica o di altra patologia cronico-degenerativa. Daniele Dini è uno dei 13 fondatori-promotori della Fondazione Hospice Modena Dignità per la Vita “Cristina Pivetti” costituita ad hoc.
“Diverse sono le criticità che una struttura di Cure Palliative deve affrontare durante una pandemia e che sicuramente durante questi mesi hanno toccato pesantemente anche noi”, testimonia Daniele Dini. “Ma la differenza sta nel saper reagire a queste criticità in modo costruttivo. Tra quelle più impattanti, ricordiamo in particolare il divieto per i familiari di recarsi dai congiunti ricoverati, la difficoltà di incontri diretti con gli Operatori dell’Assistenza Domiciliare e l’impossibilità di portare a termine un percorso formativo, già individuato e indirizzato alle altre Unità dell’Azienda, sulla gestione delle patologie cronico-degenerative “end-stage”.
Nel complesso, l’appartenenza ad un Dipartimento Ospedaliero è stata d’aiuto nell’assistenza ai pazienti terminali, potendo contare su un’organizzazione collaudata e sul contributo degli operatori delle altre Unità del Dipartimento, a cominciare dalla continuità assistenziale festiva e notturna.
“Per soddisfare l’esigenza da parte dei familiari di fare visita ai propri cari – spiega Daniele Dini – l’incremento ulteriore delle prestazioni da parte dei colleghi del Servizio Psicologia Ospedaliera ci ha permesso, pur ottemperando alle disposizioni aziendali e ministeriali, di offrire ai nostri pazienti un “tramite” tra loro e i rispettivi familiari e, di conseguenza, di farli sentire meno soli”.
Prosegue Daniele Dini: “Quanto ai contatti con gli operatori dell’Assistenza Domiciliare, questi sono stati mantenuti, anche se in modalità diversa ovvero per via telefonica e/o informatica. Ancora, l’impossibilità di concludere il percorso formativo sulla gestione delle patologie “end-stage” ha forzatamente limitato gli interventi rivolti a quelle Unità che potevano avere necessità di intraprendere un percorso di cure palliative a favore dei loro assistiti”.
“Questi risultati – conclude Daniele Dini – non potevano essere raggiunti senza la preziosa collaborazione del Servizio Psicologia Ospedaliera (in particolare nella persona della dott.ssa Catia Ghinelli) e della Direzione Professioni Sanitarie e nemmeno senza la forte consapevolezza della nostra missione di palliativisti, che è quella di accompagnare sempre e comunque i nostri pazienti, anche e soprattutto nell’emergenza, a conferma che le cure palliative non solo soltanto tocco, sguardi e sorrisi, ma anche scienza e relazioni”.
Hanno collaborato con la Struttura Semplice Dipartimentale Terapie Palliative e Hospice la dott.ssa Raffaella D’Onofrio, il dott. Andrea Bergonzini, la dott.ssa Claudia Piombino e la dott.ssa Eleonora Cabitza.