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Scompenso cardiaco: è possibile curarlo a casa

Promettenti risultati di uno studio condotto dai Medici di Medicina Generale nell’AUSL di Modena, insieme ai Docenti di Statistica e Cardiologia coinvolgendo direttamente Pazienti, Famigliari e Caregiver nel processo di cura

Gli autori dello studio

Lo scompenso cardiaco può essere curato a domicilio, tramite un sistema a rete tra i pazienti, i famigliari, i “caregiver” e operatori dell’assistenza domiciliare. Questo il risultato di uno studio condotto dai Medici di Medicina Generale della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie), con i pazienti e familiari nell’Azienda USL di Modena in collaborazione con la cattedra di Statistica e l’AOU di Modena. Lo studio ha coinvolto 313 pazienti nella Provincia di Modena ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica in lingua inglese Journal of Cardiovascular Medicine
Lo scompenso cardiaco è una condizione grave, che riflette una alterazione nella funzione di pompa del cuore e interessa un paziente su 10 oltre i 70 anni – sottolinea il professor Giuseppe Boriani Direttore della Cardiologia al Policlinico – “In provincia di Modena si verificano migliaia di ricoveri ogni anno per questa problematica, con necessità di un nuovo ricovero in ospedale entro poche settimane in circa un terzo dei casi”.
Abbiamo lavorato per 5 anni per disegnare e mettere in atto uno studio, gestito tutto con le risorse del territorio, che ha coinvolto i Medici di Famiglia e, in prima persona, i pazienti e i loro famigliari che gestiscono l’assistenza (i cosiddetti “caregiver”).  Facendo ricorso a strumenti tecnologici semplici e coinvolgendo i giovani Medici di Famiglia in formazione, abbiamo ottenuto risultati di rilievo in quanto abbiamo osservato che in molti casi una adeguata educazione alla prevenzione, del paziente e dei caregiver, può ridurre la necessità di andare in ospedale” ha sottolineato  la dottoressa Maria Stella Padula, Medico di Medicina Generale a Modena e vero “motore” dello studio cui ha collaborato fattivamente anche il dottor Gaetano D’Ambrosio di Bari, della SIMG nazionale. “Lo studio è stato eseguito secondo le regole della medicina basata sull’evidenza a testimonianza delle grandi potenzialità che l’area delle cure primarie può esprimere in termini di ricerca clinica” ha affermato il professor Roberto D’Amico, della Cattedra di Statistica di UNIMORE, che è direttamente coinvolto nella programmazione degli studi clinici in questo settore.
Il tema dello scompenso cardiaco è di grande rilievo per il Sistema Sanitario, l’Azienda USL, i Medici di Medicina Generale, l’Università, le Case della salute, che stanno collaborando per migliorare la gestione delle cronicità, incluso lo Scompenso Cardiaco, nella prospettiva di ridurre le ospedalizzazioni ripetute, che creano molti disagi ai pazienti.  Da sottolineare a questo proposito che in provincia di Modena si è da poco concluso il lavoro congiunto di AOU, Azienda USL Modena e Nuovo Ospedale Sassuolo che ha prodotto il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) della persona con scompenso cardiaco cronico. Sulle prospettive di ricerca nel settore della Medicina Generale, infine, è focalizzato in questi giorni un Corso di perfezionamento alla Ricerca in Medicina Generale e Cure Primarie alla Università di Modena, sotto la direzione della prof Righi, che vede la Dottoressa Padula e il Dottor D’Ambrosio fra i promotori.
Nella foto: Alcuni degli autori dello studio e dell’articolo recentemente pubblicato. Da sinistra: il Prof. Roberto D’Amico (Statistica), il Dr. Gaetano D’Ambrosio (Medico di Medicina Generale a Bari), La Dr.ssa Maria Stella Padula (Medico di Medicina Generale a Modena) e il Prof. Giuseppe Boriani (Cardiologo).

 
 
 
 
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