Il 13 ottobre 1998 avvenne al Policlinico di Modena il primo trapianto di reni, in favore di una cittadina modenese di 40 anni, compiuti il giorno prima dell’intervento, che soffriva di una malattia congenita e da circa un anno e mezzo si sottoponeva costantemente a dialisi. Abbiamo pensato di ricordare questa ricorrenza, intervistando un giovane che è stato trapiantato di rene al Policlinico io 16 luglio 2002 quando aveva 24 anni, il chitarrista professionista Andrea Castelfranato. La sua storia è davvero toccante.
Nato a Lanciano (Ch) nel 1978, Andrea intraprende lo studio della chitarra classica a sette anni proseguendo sino al 1992, partecipando a rassegne internazionali di chitarra, posizionandosi nel 1987 (1° posto) nel 1988 (2° posto) nel 1989 (2° posto). Diplomato in chitarra acustica con il massimo dei voti più la lode e una menzione speciale per la composizione presso l’Accademia Lizard di Fiesole (Fi). Nell'estate 2009, il brano "Appassionata" da lui composto ed eseguito e contenuto negli album “If” e “Jagoda”, è stato inserito nella compilation "My love my guitar" vol. 2 pubblicata in Korea dove figurano i più grandi esponenti della chitarra acustica. Sono nomi importanti della scena chitarristica mondiale tra cui Dominic Miller (chitarrista di Sting), Pierre Bensusan, Tommy Emmanuel, Martin Taylor, e Peter Finger, solo per citarne alcuni. Da solista è stato invitato ad aprire il concerto a Antonella Ruggiero, Tazenda, Bob Brozman, Antonio Forcione, O’ Zulu (ex 99 Posse), Thornetta Davies (ex corista di Ray Charles), Rossana Casale, Pete Huttlinger, Acoustic Strawbs, Tony McManus, Pierre Bensusan, Alex Britti, Irene Grandi.
Nel 2010, insieme ad alcuni tra i più noti musicisti abruzzesi, ha prestato il suo volto per la realizzazione del CALENDARIO 2010. Il progetto, dal titolo "La ricerca è degna di nota", è un'iniziativa promossa dalla Fondazione Mario Negri Sud per la raccolta dei fondi destinati alla ricerca. Nell'estate del 2010 è stato invitato dal chitarrista e produttore degli Avion Travel , Fausto Mesolella, ad aprire a Caserta il suo concerto con il chitarrista Michele Ascolese. Da anni svolge concerti in tutta Europa e ha rappresentato l'Italia in diversi Festivals quali: Issoudun (Francia), Matadepera (Spagna), Oloumuc (Rep. Ceca ), Bailleul (Francia) e l'Open Strings di Osnabruck (Germania) in cui ha vinto il prestigioso concorso bandito dall'Acoustic Music Records di Peter Finger. Cinque sono i dischi da solisti e diversi in qualità di collaboratore in diversi progetti.
Andrea, tu hai appena pubblicato un libro dal titolo “Una corda spezzata”. Puoi spiegarci la scelta di questo titolo?
Diversi anni fa fui invitato in qualità di artista ad esibirmi in una rassegna di libri. In quell'occasione ascoltai una ragazza che parlò brevemente del suo libro, mi colpì tantissimo dato che in quella storia raccontava la mia stessa avventura, perché anche lei come me aveva ricevuto il dono di un trapianto di rene.
Quella stessa notte tornai a casa e cominciai a scrivere la mia avventura, che riguarda un periodo della mia vita in cui scoprii la malattia, avevo 20 anni quando mi diagnosticarono una insufficienza renale che mi avrebbe portato a fare dialisi.
In questo libro racconto il mio disagio con la malattia e la speranza di poter rinascere a vita nuova con un trapianto.
In un certo senso, quindi, il trapianto di rene per te è stata una nuova nascita….
Ho vissuto la malattia in un'età in cui la vita dovrebbe sorriderti e non avere molti pensieri se non quelli comuni a molti coetanei. Cominciavo ad affacciarmi alla musica con grandi soddisfazioni, ero in giro per l'Europa a far concerti e a vivere il mio sogno, quello di girare il mondo con la mia chitarra…ad un certo punto un po' come succede quando si spezza una corda ad una chitarra, bisogna fermarsi per poterla sostituire con una nuova e più resistente. A me è successo la stessa cosa, qualcosa in me si è spezzato e ho dovuto pian piano fermare i miei progetti e così anche i miei sogni cominciarono ad abbandonarmi.
Speravo in quel dono, il trapianto, del quale i medici cominciavano a parlare. Certo, ero spaventato dall'idea di dovermi un giorno sottopormi ad un intervento così importante e difficile, però significava VITA, ed io volevo in tutti i costi continuare a vivere inseguendo i miei sogni.
La dialisi è una schiavitù, sei legato a quella macchina e soprattutto dagli aghi e sai che se vuoi vivere devi costantemente essere parte di quell'aggeggio…oggi porto con me sul braccioancora i segni di quella vita passata quando due aghi erano conficcati nel mio braccio sinistro, a volte sento ancora la sensazione di avere quegli aghi dentro al braccio.
Ora come stai? Riesci a conciliare la tua vita e la tua professione con la condizione di trapiantato?
Attualmente faccio una vita normalissima, seguo una mia terapia, vengo spesso monitorato ma in tutto ciò la mia vita procede bene. Il mio lavoro lo posso fare con una certa serenità mentale.
Che messaggio senti di dare a chi è in attesa di trapianto? E ai donatori?
Non bisogna mai perdere le speranze, abbattersi non serve a niente, ora lo so. A chi può trovarsi in una situazione simile dico di non mollare mai, la sofferenza ci segna, ci insegna, ma ci può regalare un punto di vista diverso da quello che siamo abituati a guardare. Sicuramente renderà i nostri giorni più veri e unici.
Ai donatori posso soltanto dire che con il loro gesto accendono le speranze di molte persone sofferenti e che lottano per restare aggrappati alla vita. I donatori sono i veri "angeli" della Terra.