La Clinica reumatologica di Modena è stata protagonista dello studio su una nuova opportunità terapeutica per i pazienti affetti da arterite da cellule giganti, pubblicato sul numero 27 luglio del 2017 del New England Journal of Medicine (NEJM), la rivista di Medicina Interna a più alto Impact Factor (72,406) e senz'altro la più prestigiosa del settore. Il prof. Carlo Salvarani, che dal 1 novembre 2017 dirige la Clinica modenese, ha infatti firmato il lavoro dal titolo "Trial of tocilizumab in giant cell arteritis" assieme ai ricercatori statunitensi, britannici, tedeschi, belgi, olandesi e spagnoli che rappresentano i maggiori esperti del settore. Lo studio ha meritato anche l’editoriale della rivista firmato da David B. Hellmann, M.D. della Johns Hopkins University School of Medicine, di Baltimora (USA) e soprattutto è stato selezionato dagli Editori del New England Journal of Medicine tra i 10 articoli pubblicati nel 2017 su tale rivista che avranno maggiore impatto nell’influenzare la pratica medica.
Lo studio modificherà il trattamento della arterite a cellule giganti, con indicazione a trattare con tocilizumab soprattutto i pazienti a più alto rischio di sviluppare effetti collaterali da steroide e quelli con malattia recidivante .
L'arterite temporale detta anche arterite gigantocellulare, o a cellule giganti o di Horton, è una vasculite, cioè una patologia infiammatoria a carico dei vasi sanguigni caratterizzata da interessamento preferenziale delle grandi arterie, in particolare dell’aorta toracica e delle arterie del collo e della testa. Si tratta di una malattia autoimmune che colpisce generalmente le persone al di sopra dei 50 anni per i quali rappresenta una delle principali cause di cefalea, può inoltre causare eventi ischemici gravi come cecità e accidenti cerebro-vascolari. Si tratta della vasculite più frequente, con un’incidenza di 17,5/100.000 il che vuol dire che, in Provincia di Modena ne soffrono potenzialmente circa 120 persone.
Lo studio è riuscito a dimostrare per la prima volta che un farmaco biologico (il tocilizumab, che blocca una proteina, l'interleuchina 6 che può favorire l’infiammazione) associato a steroide ha un’efficacia maggiore della terapia isolata con steroide, che al momento è il farmaco che costituisce il GOLD STANDARD per la cura di questa vasculite. Lo studio ha dimostrato come il farmaco biologico abbia permesso di ridurre del 50% la dose cumulativa di steroide nei pazienti che hanno associato tocilizumab allo steroide, rispetto a quelli che sono stati trattati con il solo steroide.
Questo risultato andrà confermato con un follow-up dei pazienti che confermi la durata a lungo termine del beneficio. Se i risultati di questi ulteriori approfondimenti saranno positivi, potremo anche pensare di utilizzare il farmaco al posto dello steroide con importanti vantaggi perché lo steroide ha importanti e diversi effetti collaterali quando viene utilizzato in modo prolungato, tra cui fratture vertebrali, diabete, infezioni, osteonecrosi, cataratta, particolarmente frequenti nei pazienti con arterite temporale (80% dei pazienti) poiché tali pazienti vengono solitamente trattati con steroide per più di un anno. Poter ridurre la dose del 50% consentirà di prolungare la cura con i due farmaci, riducendo il rischio di effetti collaterali.