La settimana più critica è stata quella dal 1 al 6 gennaio con 2.006 accessi ai PS, dei quali circa il 20% imputabile al primo significativo picco influenzale. L’influenza, poi, ha colpito duro anche per tutto il mese di gennaio, portando molti i pazienti a rivolgersi al Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, aggiungendosi agli accessi tipici dei periodi invernali, quando i pazienti – soprattutto le categorie più fragili come gli anziani – tendono a rivolgersi al Pronto Soccorso con più frequenza. Insomma, gennaio è stato un mese difficile nel quale, però, i sanitari sono riusciti a gestire l’emergenza. Abbiamo posto alcune domande al dottor Marco Barozzi, Direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile e al dottor Antonio Luciani, Direttore del Pronto Soccorso del Policlinico.
Dottor Barozzi, la media di accessi al Pronto Soccorso in gennaio è stata, tra i due ospedali, circa 250. Come giudica il dato?
Si tratta di accessi in linea con il periodo e addirittura, in certi momenti, leggermente inferiori alla media. Il problema quindi non sono tanto gli accessi ma i ricoveri che in questa stagione tendono ad aumentare soprattutto per le categorie più fragili come i bambini e gli anziani che sono più sensibili a quelli che una volta si chiamavano malanni di stagione, tra cui l’influenza ma anche bronchiti, polmoniti, gastroenteriti. L’aumento di ricoveri e una loro maggiore lunghezza può produrre, in presenza di un numero elevato di codici rossi e gialli al Pronto Soccorso un’attesa più prolungata da parte di chi è in attesa con codice verde e bianco.”
Dottor Luciani, come mai in questa stagione i problemi aumentano?
“È normale che in inverno gli accessi al Pronto Soccorso aumentino e che, soprattutto, aumentino i codici verdi e bianchi. Avviene in estate per il caldo e durante le feste natalizie per le malattie invernali, non solo l’influenza, ma anche virus intestinali, e altre patologie simili. Non è un caso che il numero complessivo di accesi nella prima settimana del 2018 sia sostanzialmente sovrapponibile con quello della prima settimana del 2017. I Pronto Soccorso dell’Azienda si sono attrezzati, come tutti gli anni per far fronte all’aumento di accessi, ma è importante comprendere che inevitabilmente vi sono state e vi saranno attese più lunghe della media annuale”.
Dottor Barozzi, quali sono state le principali criticità, allora?
“La vera criticità – proseguono Luciani e Barozzi - di questo periodo non sono tanto gli accessi, il cui incremento non è significativo, ma i ricoveri, il cui aumento finisce per intasare il Pronto Soccorso perché la struttura deve assorbire un numero di pazienti più alto, persone spesso fragili che necessitano di ricoveri più lunghi. Vista questa situazione è fondamentale ricordare a tutti di recarsi al Pronto Soccorso quando è strettamente necessario. Il Pronto Soccorso non è un ambulatorio di guardia medica, è una struttura di emergenza e un suo utilizzo improprio finisce per penalizzare chi davvero ha bisogno.”
Dottor Luciani, come vi siete organizzati per gestire questa situazione?
“Per far fronte alle previste difficoltà, sia al Policlinico sia a Baggiovara è stato attivato da tempo un meccanismo (in gergo chiamato “cingolo”) che prevede una riserva giornaliera di posti letto – tra medicine e chirurgie -per il Pronto Soccorso che è stata calcolata sugli accessi storici, 23 al Policlinico dove, come ogni anno, da dicembre a febbraio verrà attivata inoltre una sezione straordinaria di Medicina Interna Area Critica di 17 letti per far fronte a possibili picchi di ricoveri legati al periodo invernale. Il sistema ha tenuto pur con qualche difficoltà nei momenti di maggior accesso.
Il cingolo è attivo anche a Baggiovara? Che altre misure avete messo in campo?
“Certamente, nel nostro caso il cingolo prevede 26 letti. Inoltre stanno cominciando a dare i propri frutti alcune scelte organizzative inaugurate in autunno quando abbiamo attivato un settore Admission e Discharge Room con 6 posti letto. Qui vengono ospitati i pazienti che, terminato il percorso di emergenza al PS, sono in attesa di essere inviati al reparto più appropriato per il loro problema assistenziale (admission) oppure quelli che, già dimessi da un reparto di degenza, sono in attesa di essere trasferiti a domicilio o in altre strutture del territorio (discharge). Questo consente di ottimizzare i ricoveri e le dimissioni, riducendo i tempi e, comunque, ospitando i pazienti in attesa in spazi consoni al loro quadro clinico”.
Dottor Luciani che consiglio si sente di dare a chi viene colpito dall’influenza?
“Normalmente l’influenza si risolve in una settimana di riposo, vi sono però categorie a rischio, come i bambini, gli anziani e i pazienti con altre patologie pregresse, ad esempio l’asma, che devono prestare una maggiore attenzione ai sintomi influenzali. I sintomi sono sempre gli stessi: testa pesante, stanchezza, dolori diffusi, starnuti e brividi di freddo. Poco dopo subentrerà la febbre che si alzerà velocemente. Il consiglio è rimanere a casa, in ambienti non troppo caldi. Soltanto nel caso una ulteriore infezione batterica, come placche e forte mal di gola, sono consigliati gli antibiotici. Altrimenti sono sufficienti gli antipiretici. Fortemente raccomandati invece tutti gli alimenti che contengono la vitamina C, come la frutta e la verdura. Il consiglio è non fare gli eroi ma rimanere a casa a letto. Voler andare a lavorare condurre una vita normale, oltre che diffondere l’influenza, espone il paziente, che è comunque debilitato dal virus influenzale, al rischio di altre infezioni batteriche. Questo peggiora così notevolmente una situazione dalla quale ci si riprende, generalmente, con il riposo ".