L’Epifania, tradizionalmente, segna la fine delle feste. Quest’anno la settimana da Capodanno al 6 gennaio è coincisa il primo significativo picco influenzale che, complice anche il periodo festivo, ha portato molti i pazienti che si sono rivolti ai Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena. A questi si sono aggiunti gli accessi tipici dei periodi festivi, quando i pazienti – soprattutto le categorie più fragili come gli anziani – tendono a rivolgersi al Pronto Soccorso con più frequenza.
Sono stati, di conseguenza, 2.006 i pazienti che si sono rivolti al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Baggiovara e del Policlinico di Modena dal 1 gennaio 2018 al 7 gennaio, una media di 286 al giorno, sovrapponibile allo stesso periodo dello scorso anno. Di questi 89 erano codici rossi, 517 gialli, 1302 verdi, 98 bianchi. I ricoveri sono stati 341. Il dato è sovrapponibile con quello dello stesso periodo dello scorso anno, quando gli accessi erano stati 1947con 334 ricoveri.
“Nessuna emergenza, ma possiamo dire che gli ospedali non si possono prendere una pausa nemmeno nei momenti di festa – spiegano il dottor Marco Barozzi, Direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Baggiovara e il dottor Antonio Luciani, Direttore del Pronto Soccorso del Policlinico – È normale, infatti, che in questi gli accessi al Pronto Soccorso aumentino e che, soprattutto, aumentino i codici verdi e bianchi. Avviene in estate per il caldo e durante le feste natalizie per le malattie invernali, non solo l’influenza, ma anche virus intestinali, e altre patologie simili. Non è un caso che il numero complessivo di accesi nella prima settimana del 2018 sia sostanzialmente sovrapponibile con quello della prima settimana del 2017. I Pronto Soccorso dell’Azienda si sono attrezzati, come tutti gli anni per far fronte all’aumento di accessi, ma è importante comprendere che inevitabilmente vi sono state e vi saranno attese più lunghe della media annuale”.
Per far fronte alle previste difficoltà, sia al Policlinico sia a Baggiovara è stato attivato da tempo un meccanismo (in gergo chiamato “cingolo”) che prevede una riserva giornaliera di posti letto – tra medicine e chirurgie - per il Pronto Soccorso che è stata calcolata sugli accessi torici. A Baggiovara si tratta di 26 posti letto, al Policlinico di 23. Questa riserva può essere ampliata in momenti di particolare emergenza, intervenendo sui ricoveri programmati (come è avvenuto, ad esempio, in occasione dell’evento Modena Park). Figura fondamentale intorno alla quale ruota questa organizzazione è il bed manager, attivo sia al Policlinico sia a Baggiovara.
Da segnalare anche l’attivazione al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Baggiovara del settore di Admission e Discharge Room con 6 posti letto. Qui vengono ospitati i pazienti che, terminato il percorso di emergenza al PS, sono in attesa di essere inviati al reparto più appropriato per il loro problema assistenziale (admission) oppure quelli che, già dimessi da un reparto di degenza, sono in attesa di essere trasferiti a domicilio o in altre strutture del territorio (discharge). Questo consente di ottimizzare i ricoveri e le dimissioni, riducendo i tempi e, comunque, ospitando i pazienti in attesa in spazi consoni al loro quadro clinico. Al Policlinico, come ogni anno, da dicembre a febbraio verrà attivata inoltre una sezione straordinaria di Medicina Interna Area Critica di 17 letti per far fronte a possibili picchi di ricoveri legati al periodo invernale.
“La vera criticità – proseguono Luciani e Barozzi- di questo periodo non sono tanto gli accessi, il cui incremento non è significativo, ma i ricoveri, il cui aumento finisce per intasare il Pronto Soccorso perché la struttura deve assorbire un numero di pazienti più alto, persone spesso fragili che necessitano di ricoveri più lunghi. Vista questa situazione è fondamentale ricordare a tutti di recarsi al Pronto Soccorso quando è strettamente necessario. Il Pronto Soccorso non è un ambulatorio di guardia medica, è una struttura di emergenza e un suo utilizzo improprio finisce per penalizzare chi davvero ha bisogno.”
Si stima che i modenesi colpiti sino ad oggi dall’influenza siano 8.800, con un’incidenza superiore, come in tutta Italia, allo scorso anno . “Il virus di quest’anno – spiega la prof. Cristina Mussini, Direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – è molto contagioso ma non ha una sintomatologia più grave di quello dello scorso anno. Al momento, infatti, secondo le prime rilevazioni fatte dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), stanno circolando i virus A(H3N2) e B/Yamagata viruses, già presenti nella passata stagione influenzale. Questo non significa che l’influenza debba essere sottovalutata, basta osservare l’andamento della mortalità che cresce proprio durante il periodo influenzale”.Proprio al Policlinico, a fine anno è stato ricoverato in Malattie dell’Apparato Respiratorio un trentenne per complicanze dell’influenza. Il paziente sta bene ed è stato dimesso dopo alcuni giorni di degenza.
Normalmente l’influenza si risolve in una settimana di riposo , vi sono però categorie a rischio, come i bambini, gli anziani e i pazienti con altre patologie pregresse, ad esempio l’asma, che devono prestare una maggiore attenzione ai sintomi influenzali. I sintomi sono sempre gli stessi: testa pesante, stanchezza, dolori diffusi, starnuti e brividi di freddo. Poco dopo subentrerà la febbre che si alzerà velocemente. Il consiglio è rimanere a casa, in ambienti non troppo caldi. Soltanto nel caso una ulteriore infezione batterica, come placche e forte mal di gola, sono consigliati gli antibiotici. Altrimenti sono sufficienti gli antipiretici. Fortemente raccomandati invece tutti gli alimenti che contengono la vitamina C, come la frutta e la verdura.
“L’ideale sarebbe stato vaccinarsi– concludono Barozzi e Luciani– se questo non è accaduto e ci si è ammalati, il consiglio è non fare gli eroi ma rimanere a casa a letto.– spiega il dottor Marco Barozzi, Direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Baggiovara – Voler andare a lavorare condurre una vita normale, oltre che diffondere l’influenza, espone il paziente, che è comunque debilitato dal virus influenzale, al rischio di altre infezioni batteriche. Questo peggiora così notevolmente una situazione dalla quale ci si riprende, generalmente, con il riposo ".