Attilia: il mio Modena park

È sabato 1 luglio, posteggio l'auto nel parcheggio del policlinico, come tante volte in questi trent'anni di servizio...

Attilia Scacchetti
Attilia Scacchetti

Non sono sola, con me ci sono mio marito, Marco, e i miei figli, Matteo e Giulia. Ci salutiamo, li guardo mentre si incamminano verso via Emilia, in direzione Parco Ferrari. O, meglio in direzione Modena Park. Oggi, infatti, è un sabato speciale. La mia famiglia è tutta al concerto del secolo, io trascorrerò la notte di guardia al Policlinico. Ho scelto io di rimanere in servizio proprio perché voglio essere in qualche modo collegata con loro e con tutti quelli che saranno al concerto. Nel "mio" ospedale, insieme ai miei colleghi, penso di poter essere utile e, quindi, di trasformare in qualcosa di positivo la mia inevitabile preoccupazione di mamma, moglie e infermiera. Al Policlinico siamo pronti: abbiamo studiato piani di emergenza per settimane, le attrezzature sono pronte e ci sentiamo in grado di rispondere a tutte le evenienze. Questa consapevolezza mi fa star meglio, soprattutto perché siamo una squadra che lavora assieme. Da sola non conto nulla, insieme possiamo essere una forza.

Mi occupo di Dimissioni protette e nei giorni precedenti al concerto ho gestito i rapporti con le ambulanze, con i famigliari dei pazienti dimessi e ho quindi contribuito con i mei colleghi a questa organizzazione.

A me Vasco Rossi piace. Lo avevo addirittura conosciuto di persona negli Anni Settanta quando insieme a degli amici avevamo aperto una radio libera a Nonantola, il mio paese. Nonostante questo mio passato rock ho pensato di non andare al concerto. Forse avevo la percezione di non essere più adatta a un evento del genere. Invece, ho visto persone di ogni età e quindi anch'io avrei potuto esserci, ballare e scatenarmi sulle note di Rewind!

Rimango in contatto con Matteo e Giulia grazie a WhatsApp. Mi mandano foto, mi scrivono "Molto bello qui. Si vede benissimo dal megaschermo", "Tu mamma, tutto bene?". Io rispondo "Sì". Ci tranquillizziamo a vicenda, sento che stanno vivendo un'esperienza unica e che è tutto tranquillo. Sono pur sempre una mamma, però, e non dimentico le raccomandazioni: "Copritevi" scrivo loro.

Trascorro la notte con i miei colleghi, giriamo per i reparti per assicurarci che tutto funzioni. In modi diversi siamo sempre collegati al concerto. Tutto procede per il meglio, il concerto sta finendo e tutto si è svolto nel modo migliore.

I miei famigliari escono dal concerto alle 2 di notte e arrivano al Policlinico verso le tre. Sono sicura dell'orario perché mi cercano per recuperare le chiavi di casa. Approfitto per un ulteriore giro di ricognizione al Pronto Soccorso. È tutto sotto controllo, i volti di tutti sono stanchi ma c'è anche la consapevolezza di aver contribuito alla riuscita di un evento di portata storica. Incrocio una dottoressa che porta dal Bar il vassoio col caffè, a quell'ora ci vuole per rimanere svegli e attivi!

Alle 8 di mattina smonto dalla notte. L'ho fatto tante volte in vita mia, ma questa volta sento che è stata una notte speciale. Del resto, anche noi sanitari, per lavoro, andiamo a letto la mattina presto come canta proprio Vasco.

 

Attilia Scacchetti  
Coordinatrice infermieristica

 
 
 
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